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Decreto sulle tipologie contrattuali
Lo schema di decreto agisce su molti fronti, ma si rischia che lo faccia in maniera non organica e lungimirante; i temi proposti e rivisti sono il cuore del nostro attuale mercato del lavoro; pur rendendolo più flessibile denotiamo che manca l’idea nuova, il nuovo approccio, una vision di come molto stia cambiando e si stia evolvendo in altro.
C’è bisogno di uno shock: ci invitano tutti a pensare che il lavoro dipendente non esiste più, ma le politiche sono rivolte solo al lavoro dipendente ( pubblico o privato), nello schema di decreto manca tutta la parte di implementazione e rafforzamento del lavoro autonomo e autoimprenditoriale: l’innovazione e la competitività oggi sono nella forza di fare impresa, anche individuale; questa nuova visione del mondo del lavoro non trova spazio nel decreto.
Rendere flessibile non vuol dire sempre innovare.
Proponiamo un mercato del lavoro con meno contratti, con meno possibilità di scorciatoie o evasioni, flessibile sì ma anche garante dei diritti universali dei lavoratori, promotore di un’equità sociale che manca e fautore di un sistema senza favoriti, senza avvantaggiati, senza privilegiati. In breve possiamo dire che: è interessante la formula di rafforzamento del part time, condivisibile, se ampliate le tutele relative alla previdenza e assistenza, la proposta del lavoro intermittente e accessorio; da rivedere l’indennità di disponibilità richiesta al lavoratore somministrato che deve essere trattato invece come un lavoratore dipendente; utile l’implementazione dell’apprendistato se riviste le garanzie relative alla prelazione; ottima l’idea di ridurre il numero dei contratti eliminando quello a progetto, ma necessaria l’eliminazione anche dei co co co e il rafforzamento delle partite iva. Assolutamente inaccettabile la proposta di revisione della disciplina delle mansioni che a nostro avviso rischia l’incostituzionalità. (http://www.governo.it/backoffice/allegati/77929-10027.pdf)
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